Monica Passarelli e Paolo Peruzzi
Pubblicato in: XVI Riunione scientifica SIEP (2004), Politiche pubbliche, sviluppo e crescita. Pavia, Università, giovedì 7-8 ottobre 2004
Sintesi
Sono passati dieci anni dall’entrata in vigore della legge 36/94 e la riforma sui servizi idrici non è ancora completata. Negli ultimi anni si è assistito, tuttavia, ad un notevole avanzamento del processo, sia a livello iniziale caratterizzato dall’insediamento degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) che agli stadi successivi, quali appunto la ricognizione sulle infrastrutture presenti sul territorio, la realizzazione dei Piani di Ambito e l’affidamento del servizio. Secondo l’ultima relazione annuale al Parlamento del Comitato per la Vigilanza sull’uso delle risorse idriche, su 91 ATO previsti, l’Autorità di Ambito è insediata in 87 casi, con oltre 54 milioni di abitanti, pari al 97% della popolazione italiana. Le ricognizioni sono terminate in 81 Ambiti, corrispondenti all’89% degli ATO complessivi. I due terzi degli ATO insediati, 61, è nella fase intermedia della riforma, avendo redatto o già approvato il Piano d’Ambito. Infine 38 ATO, che servono 28,6 milioni di utenti, circa il 51% della popolazione italiana, hanno concluso il processo con l’affidamento della gestione del servizio idrico integrato a società per azioni, la maggioranza delle quali a prevalente capitale pubblico locale.