di  Paolo Peruzzi

Pubblicato in: .NET, n. xx/2020, Confservizi Cispel Toscana, Firenze.

Abstract:

Sono passati più di due anni (luglio 2018) dalla pubblicazione de “L’impatto della regolazione tariffaria sui risultati economico finanziari dei gestori del servizio idrico” (Canitano & Peruzzi, 2018) e in questa edizione siamo in grado di fornire una serie temporale che va dal 2007 fino al 2018, due anni in più. Lo scopo della ricerca è sempre lo stesso, quello di “un’analisi dei cambiamenti che sono intervenuti nella regolazione economica del servizio idrico, leggendoli alla luce dei bilanci di un gruppo di cinquanta società di gestione.

Nei mesi che si sono succeduti alla pubblicazione della prima edizione abbiamo avuto modo di ricostruire il dibattito che è avvenuto (2018), e che si sta ancora sviluppando, sulla ripubblicizzazione dei servizi idrici in Inghilterra e nel Galles. Uno dei temi che sono stati trattati in quel dibattito riguarda una presunta “generosità” del regolatore (OFWAT) nei confronti delle società di gestione. Secondo alcuni studiosi, il regolatore ha trascurato la protezione dei bilanci dai comportamenti delle società. L’analisi dei bilanci avrebbe quindi consentito al regolatore di modificare la propria azione? Forse. Le valutazioni e le decisioni del regolatore vanno inserite in un contesto più ampio di quello offerto dall’analisi dei bilanci, ma queste comunque possono costituire un utile complemento per una regolazione efficace.

Cosa emerge dall’analisi dei bilanci di questi 50 società? La crescita degli investimenti per abitante nel campione sembra essersi arrestata. Ancora oggi, dopo la riforma dei servizi idrici e dopo una nuova regolazione tariffaria affidata ad ARERA, ovvero dopo più di trenta anni, il Paese non è riuscito a raggiungere il livello di investimenti nel servizio idrico del 1985. I rendimenti sul capitale investito sono cresciuti. Le società, con l’MTI, hanno visto crescere la propria redditività che ne ha aumentato a tal punto i flussi di cassa in entrata, da consentire loro di realizzare un volume superiore di investimenti, distribuire consistenti dividendi e nello stesso tempo aumentare la propria capitalizzazione, non sfruttando coì tutto il proprio potenziale. Questo potrebbe far pensare che, almeno per quanto riguarda il potenziale finanziario offerto dal regolatore italiano con lo MTI, le società avrebbero potuto realizzare un volume superiore di investimenti rispetto a quello fin qui conseguito. Il costo del debito rimane costante nonostante la diminuzione degli interessi sul mercato. Alcune imprese sono più integrate verticalmente, altre esternalizzano maggiormente. Le società hanno ridotto il tempo di dilazione verso clienti, ottenendo così la riduzione del capitale circolante rispetto a quello remunerato dal MTI. Questi ed altri ancora sono i temi che si possono analizzare attraverso la lettura dei bilanci.

(96 pagine, 50 tabelle, 36 grafici e 7 figure)

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